A Bonito, in provincia di Avellino, c’è un museo straordinario, nato dalla passione di un giovane per le cose antiche e dalla bontà di due sorelle: Rosaria ed Ermelinda Pagella. Gaetano De Vivo, per allestirlo, ci ha messo il cuore, l’anima e trent’anni del suo tempo per raccogliere le cose, loro, invece, le sorelle Pagella, recentemente scomparse, hanno messo a disposizione per l’allestimento le ampie stanze del loro palazzo.
E’ stata una bella scoperta, andare a Bonito per assistere ad un concorso di Poesia dialettale e scoprire musei e oggetti ai quali non avrei mai pensato, come il museo di Gaetano Di Vito “Alla ricerca delle cose perdute”, la casa -museo del musicista Crescenzo Buongiorno, la Cappella dell’Oratorio con i resti di Vincenzo Camuso, il convento settecentesco di S. Antonio. Ma il mostra permanente di Gaetano Di Vivo è particolare.
“Iniziai – spiega – a dieci anni, a raccogliere oggetti antichi. Iniziai da una vecchia falce. Mi dispiaceva la perdita di questi oggetti e così pensai di raccoglierli in un piccolo sottoscala dietro casa mia. Per questo iniziai a frequentare le persone anziane, nelle cui case trovavo spesso questi oggetti. Riempito il sottoscala, decisi di allestire un deposito presso la falegnameria di mio padre fino a che le signorine Ermelinda e Rosaria Pagella, appassionate come me di storia locale, apprezzando la mia attività, mi fecero dono della casa in cui oggi è alloggiato il mio museo. L’obiettivo del museo è quello di far conoscere ai giovani le tradizioni locali già dimenticate, attraverso gli oggetti e le loro storie. All’inizio il museo era una delle tante “Mostre della civiltà contadina”, poi , dal momento che la mostra raccoglieva di tutto, dal sacro al profano, accolsi il suggerimento di chiamare la mostra, “Alla ricerca delle cose perdute”. Il pezzo che ha sempre suscitato in me maggior interesse è una statuina di Santa Filomena, in cera, col vestito ricamato in fili d’oro, contenuta in una piccola teca di legno. E’ stata ritrovata in una vecchia soffitta di una casa bonitese e mi è stata donata da una signora anziana.
Di Gaetano Di Vito e del suo museo, parla anche un libro, scritto a quatro mani con altri studiosi locali ( Una vita, un museo… ) , ma è sentire il suo racconto dal vivo, è vedere gli oggetti, che affascina i visitatori.
Il suo racconto ci riporta indietro nel tempo attraverso la descrizione di oggetti, lettere, testimonianze e aneddoti molto interessanti come quello legato a San Giuseppe Moscati. Il santo medico spesso si recava a Bonito su richiesta del dottor Fulvio Miletti; il quale lo mandava a prendere presso la stazione di Benevento, dal suo autista per portarlo a Bonito a bordo di una vecchia Fiat 500. In paese grazie alle sue cure, tanti malati hanno trovato la guarigione. A testimoniare questo interessante aneddoto nel museo vi è una foto ed una testimonianza scritta. Un museo originale quindi, che conserva pezzi unici, interessanti e curiosi. C’è persino un pezzo di meteorite, ritrovato per caso nelle campagne bonitesi. La mostra-museo delle cose dimenticate è aperta tutti i giorni. Per visitarla basta contattare telefonicamente Gaetano, il Direttore, al numero 0825/422169 o al cellulare n. 333.8740369. E lui, gratuitamente, fa anche da bravo cicerone.