Colpisce e tramortisce la “normalità” con cui il colpevole, l’imputato reo confesso, defenestrato del suo piedistallo dalla platea non più plaudente, venga fermato, condotto in caserma, accompagnato in una comunità di recupero. Indipendentemente dalle varie scuole di pensiero, dalle psicologie più o meno astruse, dalle didattiche mordi e fuggi, rimane il fatto, che quell’adolescente si recava a scuola, in classe, insieme ai coetanei ignari ( si spera ) con un serramanico in tasca, come si trattasse di un astuccio porta matite, oppure una medaglietta ben appuntata sul petto. Non mi pare a onor del vero che girare armati sia sinonimo delle solite ragazzate, del tram tram obsoleto del così fan tutti, anche peggio, sono soltanto menate che da sempre coinvolgono i più giovani.
Colpire una docente in volto, sfregiandola con 33 punti di sutura, significa non essere un bullo, un famoso per forza, un maledetto per vocazione, piuttosto si tratta di una fascinazione delinquenziale.
Bullismo è un disagio relazionale, non è ancora un accadimento criminale, in questo caso si tratta di delirio di onnipotenza, di uso e abuso di intolleranza culturale, al di là del disturbo di personalità che verrà diagnosticato. L’atto di forza o miserabile debolezza che dir si voglia, dimostrato dallo studente, impugnando quel serramanico, non è la studiata scientificamente reazione adolescenziale a un richiamo ricevuto, ma la sub-cultura del ferro, del fuoco, della botta che annichilisce, il brodo culturale dell’io vinco e tu perdi non si fanno prigionieri.Nel carcere per minori ci sono ragazzetti detenuti per spaccio, per rapina, per furto, per violenze sulle cose e sulle persone, infatti il carcere c’è, esiste, perché ha, o dovrebbe possedere ruolo, scopo, utilità, non soltanto equivoche sintesi a non farvi entrare i più giovani, in quanto non ancora criminali,
Ho la sensazione che criminali si diventa apprendendo la locazione dell’uscita di emergenza, la possibilità dello scarto di lato, dell’attenuante prevalente alla aggravante. Quanto accaduto in quella scuola ancora una volta si farà beffe della giustizia, in nome di una comprensione educativa che nulla ha a che fare con l’educazione alla legalità, l’educazione al rispetto delle regole, il rispetto per se stessi e degli altri, soprattutto degli innocenti.La scuola è autorevole quando il suo educare non contempla soltanto la trasmissione delle nozioni, ma il valore della conoscenza, la traducibilità di qualcosa che appare incomprensibile, come ad esempio il dazio da pagare quando si commettono atti di una gravità eccezionale, dazi da pagare per apprendere il rispetto della vita umana.