Ogebe ha detto che gli è stato negato dalle autorità anche il permesso di dare ai cadaveri dei suoi parenti una degna sepoltura. Infatti, sono stati sepolti in una fossa comune. “Quello che è in corso è un genocidio, stanno cercando di spostare i cristiani, stanno cercando di possedere la loro terra e stanno cercando di imporre la loro religione ai cosiddetti infedeli e pagani, come loro considerano i cristiani”, protesta l’avvocato. Ad aprile, per esempio, hanno aperto il fuoco sui membri di una chiesa cattolica durante la loro messa. Un sacerdote che serviva la comunione e 18 parrocchiani sono stati uccisi. In un altro episodio, la casa dell’arcivescovo Benjamin Kwashi, della Chiesa anglicana di Josh, è stata attacata. L’arcivescovo è rimasto illeso, ma una persona è stata uccisa.
Il direttore della CBN in Nigeria, Felix Oisamoje, ha confermato che “le violenze contro i cristiani si sono intensificate negli ultimi mesi, soprattutto nella parte centrale del paese”. Oisamoje ha detto che una squadra umanitaria della CBN è appena tornata da un posto chiamato Kagoro, nel nord della Nigeria, dove i mandriani Fulani hanno attaccato: “Siamo appena tornati da un’intera settimana di servizi medici gratuiti in quella zona, perché molte persone non usufruiscono di cure mediche”. La situazione è così grave che Mons. Peter Iornzuul Adoboh (vescovo di Katsina Ala) e Mons. Matthew Ishaya Audu (di Lafia) sostengono che vi sia un “chiaro piano per islamizzare la Middle Belt nigeriana attraverso i pastori fulani e il governo non fa nulla per fermarli”.
Oisamoje ha dichiarato, sempre tramite la CBN, che le pressioni degli Stati Uniti e della comunità internazionale possono fare la differenza nel contribuire a proteggere la vita dei cristiani. La domanda che sorge spontanea è questa: l’Europa non potrebbe fare di più? Non potrebbe intervenire per fermare questa persecuzione ai danni dei cristiani in Nigeria? D’altronde, è quanto stiamo chiedendo in questo momento al rappresentante speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione europea, Jàn Fìgel, riguardo la liberazione di Asia Bibi, la madre di famiglia cristiana che continua ingiustamente a languire in un carcere pakistano da quasi 10 anni.