(Gianluca MARTONE) Dopo aver esaminato nel precedente contributo il rapporto tra Coronavirus e l’ideologia del gender, vorrei soffermarmi sulla relazione esistente tra l’epidemia legata al Coronavirus e l’omosessualità, o meglio l’ostentazione pubblica del turpe peccato dell’omosessualità, che ricordo è classificato dal catechismo di San Pio X tra i quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio. In questi ultimi anni, infatti, si è assistito non solo al proliferare di manifestazioni abominevoli e offensive come i Gay Pride, organizzati in tutte le città italiane soprattutto nel mese di giugno per promuovere i diritti LGBT, ma anche dall’approvazione di leggi discutibili, incostituzionali e contro natura in molti Stati, come la ben tristemente nota Legge Cirinnà approvata nel maggio 2016 dal Parlamento italiano, che ha difatto equiparato secondo l’attuale codice civile, ad esclusione della questione delle adozioni, il matrimonio naturale disciplinato dalla Costituzione all’art. 29 alle unioni civili omosessuali. Dinanzi a tali normative, che diffondono veri e propri peccati sociali di inaudita gravità, bisogna chiedersi con profonda umiltà: come puo’ Nostro Signore Gesu’ Cristo riavvicinarci a Lui, che è Via, Verità e Vita, se non attraverso castighi e periodi bui come quelli attuali, in cui siamo invitati, nonostante l’assenza omertosa e vile di una Chiesa, tranne poche lodevoli eccezioni, barricata in difesa che, al sopraggiungere del lupo del virus, ha lasciato le pecore senza sacramenti e senza conforti spirituali? Come si puo’ pensare di ritornare alla vita precedente all’epidemia come prima, come se nulla stesse accadendo in questi difficili giorni, se non facendo invece tesoro di queste settimane come di un tempo in cui il Signore ci sta invogliando, pur se in modi duri e violenti, ad andare alle cose essenziali della nostra vita quotidiana, in primis la preghiera, riparando con queste sofferenze a queste terribili e nefande offese che sta subendo in tutto il mondo per il vanto e l’orgoglio del turpe peccato dell’omosessualità? Ecco una carrellata di diversi passi della Sacra Scrittura, in cui si fa riferimento all’omosessualità: ““Non accoppiarti con un maschio come si fa con una donna: è cosa abominevole. […] Tutti quelli che commetteranno tali azioni abominevoli, verranno sterminati di mezzo al popolo» (Levitico 18,22 e 29)”. “Se un maschio giace con un altro maschio come si fa con una donna, entrambi hanno commesso un abominio: vengano messi a morte, e il loro sangue ricada su di loro» (Levitico 20,13)”. “Il loro aspetto testimonia contro di loro: essi manifestano i loro peccati, come fece Sodoma, anziché nasconderli. Guai a loro! Essi si preparano la loro rovina!» (Isaia 3,9)”. “Disse dunque il Signore [ad Abramo]: “Il clamore delle colpe che mi giunge da Sodoma e da Gomorra è grande, e molto grave è il loro peccato” […]. Poi quei due [Angeli] dissero a Lot: […] “Fa uscire da questo luogo generi, figli e figlie e tutti i tuoi parenti che si trovano in questa città, perché noi siamo giunti per distruggerla: grande è infatti il clamore dei peccati che da essa si è innalzato verso il Signore, e il Signore ci ha inviati per distruggerla”. […] Allora il Signore fece piovere dal cielo zolfo e fuoco su Sodoma e Gomorra, e distrusse quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti della città e ogni sorta di piante. […] Abramo intanto si era alzato di buon mattino per andare sul luogo dove prima si era fermato davanti al Signore, e, volgendo lo sguardo verso Sodoma e Gomorra e su tutta la regione di quella pianura, vide che dalla terra si alzava un fuoco simile al fumo di una fornace» (Genesi 18,20; 19,12-13; 19,24-28)”. “Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, fino al punto di disonorarsi a vicenda i corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato la creatura al posto del creatore benedetto nei secoli. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno mutato le unioni secondo natura in quelle contro natura; allo stesso modo gli uomini, lasciando l’unione naturale con le donne, si sono accesi di passione fra maschi, ricevendo così in loro stessi la punizione che si addice al loro traviamento. […] E pur conoscendo il giudizio di Dio, che condanna a morte chi commette tali azioni, essi non solo le commettono, ma persino approvano chi le compie» (Romani 1,24-32)”. “Non illudetevi! Né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti […] erediteranno il Regno di Dio!» (1Corinzi 6,9-10)”. “Se Dio condannò alla distruzione e ridusse in cenere le città di Sodoma e di Gomorra, lo fece perché ciò fosse di ammonizione per tutti i perversi in avvenire; e se liberò Lot, che era rattristato per la condotta di quegli uomini sfrenatamente dissoluti, […] il Signore lo fece perché sa liberare dalla prova gli uomini pii e sa riservare gli empi alla punizione nel giorno del giudizio» (2Pietro 2,6-9). “Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si erano abbandonate alla lussuria ed ai vizi contro natura, vengono portate come esempio per aver subito la pena del fuoco eterno» (Giuda 7)”.
Tutto cio’ è purtroppo evidente negli obiettivi raggiunti a livello mondiale dalle lobby LGBT, come si puo’ riscontrare dalle affermazioni di Mario Mieli e di Michael Swift, grandi rappresentanti dell’attivismo gay. . Infatti nel suo libro “Elementi di Critica Omosessuale” pubblicato nel 1977, Mario Mieli scriveva: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica … [La pederastia, invece] è una freccia di libidine scagliata verso il feto.” (capitolo I, 8). Esattamente dieci anni dopo la pubblicazione dell’opera di Mieli, nel 1987, è apparso lo scritto di Michael Swift (probabilmente uno pseudonimo): il “Gay manifesto”. Esso venne pubblicato su Community News del 15-21 Febbraio 1987, apparve su NFD Journal e si può reperire anche nell’ archivio del Congresso USA. Ecco qualche estratto del “Gay manifesto” (si può leggere il testo completo a questo link): “Sodomizzeremo i vostri figli emblema della vostra flebile mascolinità, dei vostri sogni piatti e volgari menzogne. Li sedurremo nelle vostre scuole, […] Tutte le leggi che bandiscono l’attività omosessuale saranno revocate. Al loro posto passerà una legislazione che consentirà l’amore tra uomini. […] Scriveremo poemi sull’amore tra uomini; insceneremo commedie in cui uomini carezzeranno apertamente altri uomini; faremo dei film sull’amore eroico tra uomini […] I musei del mondo saranno riempiti solo di dipinti di aggraziati ragazzi nudi. I nostri scrittori ed artisti renderanno l’amore tra uomini alla moda e di rigore e noi riusciremo perché siamo capaci di dettare gli stili. […] Voi sarete scioccati e terrorizzati quando scoprirete che i vostri presidenti e i lori figli, i vostri industriali, i vostri senatori, i vostri sindaci, i vostri generali, i vostri atleti, i vostri attori cinematografici, le personalità della televisione, i vostri leader civici, i vostri preti non sono le figure borghesi, familiari, sicure, eterosessuali che voi credete che siano. […] La famiglia luogo di menzogne, tradimenti, mediocrità, ipocrisia e violenza sarà abolita. Bambini perfetti saranno concepiti e cresciuti in laboratori di genetica. Saranno tenuti insieme in un ambiente comune sotto il controllo e l’istruzione di sapienti omosessuali. Tutte le chiese che ci condannano saranno chiuse. I nostri dei sono solo i giovani belli. Noi aderiamo al culto della bellezza sia morale che estetica. […] Queste terribili affermazioni furono confermate anche da Luca Di Tolve che, in un’accorata testimonianza, cosi descrisse il mondo omosessuale, che abbandono’ dopo una miracolosa conversione:” Io li ho vissuti, i rapporti gay. Ora si dovrebbe spiegare che cosa c’è di puro nel Leather club Milano, sponsorizzato dall’Arcigay, dove si pratica sesso sadomasochistico, o nelle dark room dove s’intrattengono rapporti carnali col primo che capita, con l’aiuto di film porno, lubrificanti e falli di gomma. Il tutto registrato come attività culturale e con la tessera dell’Arcigay, che vale quale lasciapassare obbligatorio. O vogliamo parlare della discoteca Il diavolo dentro, che si definisce il più grande sex club di Roma? Anche lì entrano solo i tesserati Arcigay. Il secondo e terzo venerdì del mese vi si celebra l’orgia party. Non manca il glory hole, che è un buco praticato nel muro nel quale si inserisce il pene, consentendo allo sconosciuto che sta dall’altra parte di praticare una masturbazione o il sesso orale senza che i due partner entrino in contatto. È questo l’amore più puro? Assicuro che non esiste un solo locale per gay dove non si favoriscano incontri al buio o non si faciliti la prostituzione. Se le forze dell’ordine facessero irruzione in questi locali con le lampade di Wood, troverebbero ovunque tracce di sperma. Un mercato della carne mascherato dietro sedicenti associazioni culturali non profit e organizzazioni onlus. Che cosa trattiene le istituzioni dall’intervenire? La paura di essere considerate omofobe? Il titolo IX del codice penale, quello dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume, non vale per i circoli gay?”. Purtroppo, la piaga omosessuale non ha risparmiato la Chiesa Cattolica in questi ultimi anni, come ha sottolineato alcuni anni fa il grande giornalista Vittorio Messori, il quale affermo’:” “ Nessuno osa più comandare, si pretende dalla Chiesa il dialogo invece della disciplina. Ci si scandalizza del sacerdote molestatore, poi però il vescovo diventa un odioso despota se nega l’ingresso in seminario ad un gay. Ci si indigna dei peccati dei sacerdoti ma se l’autorità ecclesiastica cerca di imporre le regole scoppia il finimondo e si grida alla repressione, all’autoritarismo, alla discriminazione. Casi come quelli esplosi in questi giorni, la Chiesa li ha sempre ricondotti sotto il proprio controllo. Ma oggi il “vietato vietare” le proibisce di esigere disciplina al suo interno. La Chiesa ha sempre saputo che seminari e monasteri attirano omosessuali. Prima era molto attenta a porre barriere all’ingresso e a sorvegliare la formazione. Chi dimostrava tendenze gay veniva messo fuori. Poi il no alla discriminazione ha permesso l’ingresso in forze degli omosessuali e ora la Chiesa paga quell’imprudenza. E’ innegabile che oggi nella Chiesa la castità fa problema. Sul piano umano è disumana. Si resta casti solo se si ha fede salda, fiducia nella vita eterna. Il deficit non organizzativo, ma di fede. E non si risolve abolendo il celibato ecclesiastico perché l’80% sono casi gay. Deviazioni sessuali di preti che mettono le mani addosso agli uomini e ai ragazzini. La caduta della fede e la rivoluzione sessuale accrescono il problema. Chi è causa del suo mal pianga se stesso: sono stati eliminati i controlli per ammettere in seminario pure gli effeminati il cui sogno era stare in mezzo agli uomini. Negli Usa gli avvocati mettono cartelli per strada: “Vuoi diventare milionario? Manda tuo figlio un anno in seminario e poi passa da noi”. Le diocesi sono facilmente ricattabili, preferiscono pagare anche se innocenti. Temono un danno d’immagine. E l’inquinamento riguarda anche noi. Il politicamente corretto sta prendendo campo anche nel cattolicesimo italiano. E i risultati si vedono, purtroppo”. Dinanzi a questo agghiacciante e grave contesto sociale, politico, morale e spirituale, in questa amarissima Domenica delle Palme, che apre la Settimana Santa, su cui mi soffermero’ successivamente, con la gravissima sospensione delle messe e la difficoltà di accedere anche alle chiese, senza alcuna reazione da parte dei Vescovi italiani, tema già affrontato da me in una precedente nota, risuonano le parole pronunciate da San Beda il Venerabile in merito alla straordinaria figura di San Giovanni Battista, che fu definito da Nostro Signore il piu’ grande dei nati da donna, che invitano ciascuno di noi alla coraggiosa lotta per la Verità:” Precursore della nascita e della morte di Cristo. Il beato precursore della nascita del Signore, della sua predicazione e della sua morte, dimostrò una forza degna degli sguardi celesti nel suo combattimento. Anche se agli occhi degli uomini ebbe a subire tormenti, la sua speranza è piena di immortalità, come dice la Scrittura (cfr. Sap 3, 4). È ben giusto che noi ricordiamo con solenne celebrazione il suo giorno natalizio. Egli lo rese memorabile con la sua passione e lo imporporò del suo sangue. È cosa santa venerarne la memoria e celebrarla in gioia di spirito. Egli confermò con il martirio la testimonianza che aveva dato per il Signore. San Giovanni subì il carcere e le catene a testimonianza per il nostro Redentore, perché doveva prepararne la strada. Per lui diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, ma solo di tacere la verità. Tuttavia morì per Cristo. Cristo ha detto: «Io sono la verità» (Gv 14, 6), perciò proprio per Cristo versò il sangue, perché lo versò per la verità. E siccome col nascere, col predicare, col battezzare doveva dare testimonianza a colui che sarebbe nato, avrebbe predicato e battezzato, così soffrendo segnalò anche che il Cristo avrebbe sofferto.Un uomo di tale e tanta grandezza pose termine alla vita presente con lo spargimento del sangue dopo la lunga sofferenza delle catene. Egli annunziava la libertà della pace superna e fu gettato in prigione dagli empi. Fu rinchiuso nell’oscurità del carcere colui che venne a rendere testimonianza alla luce e che dalla stessa luce, che è Cristo, meritò di essere chiamato lampada che arde e illumina. Fu battezzato nel proprio sangue colui al quale era stato concesso di battezzare il Redentore del mondo, di udire la voce del Padre su di lui e di vedere la grazia dello Spirito Santo scendere sopra di lui.Ma a persone come lui non doveva riuscire gravoso, anzi facile e bello sopportare per la verità tormenti transitori ripagabili con le gioie eterne. Per uno come lui la morte non riusciva un evento ineluttabile o una dura necessità. Era piuttosto un premio, una palma di vita eterna per la confessione del nome di Cristo.
Perciò ben dice l’Apostolo: «A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui» (Fil 1, 29). Chiama grazia di Cristo che gli eletti soffrano per lui: «Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi» (Rm 8, 18)”.
CORONAVIRUS, GENDER E OMOSESSUALITA’ 2 PARTE
