La Guerra in Palestina. Cosa sta succedendo, per capire breve excursus storico

L'Origine della Questione Palestinese
Durante e dopo la seconda guerra mondiale ci fu un esodo di ebrei provenienti da tutta Europa nella colonia britannica della Palestina. Nel 1947 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò un piano di spartizione della Palestina che prevedeva la costituzione di uno Stato ebraico e di uno arabo. Lo Stato d'Israele fu proclamato il 14 maggio 1948 contestualmente al ritiro degli ultimi soldati britannici con capitale di fatto a Tel Aviv. Tale spartizione fu però osteggiata dai palestinesi e dai vicini paesi arabi, che si scontrarono nei decenni seguenti in una serie di conflitti arabo-israeliani. Vinsero gli israeliani che riuscirono ad ampliare del 50% in più i territori concessi dal Piano dell'ONU. Passarono gli anni e Israele si rafforzò dal punto di vista militare tanto che nel 1967 con la Guerra dei sei giorni occupò la quasi totalità dei territori palestinesi e avviò una politica di colonizzazione in tutta la Palestina, costruendo nuove città e insediamenti israeliani nei territori occupati, relegando gli arabi palestinesi nella “Striscia di Gaza” e in Cisgiordania.


L'occupazione nel ventennio 1967-1987 
Pur non essendo riconosciute a livello internazionali le occupazioni militari hanno fatto in modo che Israele ampliasse sempre più i propri confini con una politica discriminatoria nei confronti degli arabi palestinesi. La popolazione si organizzò in diversi gruppi di liberazione, la più famosa delle quali era l’OLP del presidente Arafat (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e con sommosse spontaneamente: l’intifada.
Le intifada
Intifada in arabo vuol dire rivolta, la prima ebbe inizio nel dicembre del 1987 divenendo una vera e propria sommossa popolare con il classico lancio di pietre alle truppe israeliane, soprattutto da parte di palestinesi minorenni. Le proteste furono represse dall’esercito di Israele, anche perché alle uccisioni dei manifestanti le truppe israeliane di occupazione aggiunsero la pratica di spezzare a bastonate le braccia dei lanciatori di pietre. Le rivolte si susseguirono periodicamente negli anni con la seconda intifada di settembre del 2000 quando l'allora capo dell'opposizione israeliana Ariel Sharon entrò nel complesso della Spianata delle moschee di Gerusalemme dove sorgono due antiche moschee arabe. Nel frattempo si susseguono atti di guerriglia terroristica da parte di organizzazioni paramilitari palestinesi tra cui Hamas con sede operativa nella Striscia di Gaza con lanci di razzi e attentati dalla Striscia nelle colonie israeliane e da parte degli Hezbollah libanesi dal nord.


L'invasione di Gaza del 2008

Con l’Operazione Piombo fuso per giorni a partire da ottobre del 2008 e intensificando le operazioni militari Israele bombarda duramente la Striscia con numerose vittime. A gennaio invade la Striscia via mare e via terra con l'intento dichiarato di "colpire Hamas” facendole perdere consenso dalla popolazione messa a dura prova dai bombardamenti. L’ONU l'8 gennaio chiede un immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe israeliane e con la Conferenza di Pace di Sharm el Sheikh, fortemente voluta dai governi occidentali e dall'egiziano Mubarak si arriva a una tregua e al ritiro da Gaza  a fine gennaio. Furono 80.000 i palestinesi rimasti senza casa a causa del conflitto. Distrutti molti uliveti e campi coltivati, oltre che diverse strade. L’obiettivo militare era stato centrato: Gaza era alla fame e negli anni successivi la popolazione ha potuto sopravvivere solo grazie agli aiuti umanitari. Molti palestinesi sono emigrati.


Verso uno Stato Palestinese?

Nel 2011 la conferenza generale dell'UNESCO che si occupa di educazione, scienza e cultura ha votato a favore dell'adesione della Palestina come membro a pieno titolo dell' ONU. La decisione è stata votata a maggioranza ma tra le nazioni che hanno votato contro gli Stati Uniti, la Germania e il Canada. L'Italia e il Regno Unito si sono astenuti, mentre la Francia, la Cina, l'India hanno votato a favore, insieme alla quasi totalità dei Paesi arabi, africani e latino-americani. Nell’ottobre  del 2014 la Palestina ottenne il primo riconoscimento internazionale come Stato: è la Svezia a concederlo, suscitando la reazione diplomatica di Israele, che richiamò l'ambasciatore dalla capitale svedese. 


L’intifada dei coltelli 
L’occupazione militare, le colonizzazioni, l’avanzamento dei confini israeliani non cessano negli anni e così scoppia una nuova intifada, quella del 2015 denominata dei coltelli per il fatto che la maggior parte degli attacchi furono perpetrati con armi da taglio da parte di singoli palestinesi contro i militari israeliani. Ma dietro gli attacchi probabilmente si celava la regia di Hamas che approfittando degli squilibri geopolitici mondiali a causa delle guerre e rafforzatasi grazie ai finanziamenti arabi, nell’ottobre del 2023 avvia la “Guerra di Hamas” nel territorio occupato da Israele intorno la Striscia.


La Guerra di Hamas inizia a ottobre del 2023 
Il mese di ottobre un’azione coordinata parte dalla Striscia di Gaza con miliziani di Hamas che riescono a sfondare con esplosivi le barriere di recinzione della Striscia. Dai varchi colonne di pick up cariche di uomini armati si dirigono verso gli insediamenti occupati. Altri militari di Hamas arrivano via mare con imbarcazioni provenienti dalla striscia di Gaza per sbarcare nel Sud di Israele. Altri militari arrivano con deltaplani a motore. L’azione via terra e via mare e' coperta da missili. L’attacco avviene a molteplici livelli. “Chi ha una pistola la prenda, ora è il momento di usarla”, dice il comandante militare di Hamas Mohammad Deif in un messaggio registrato in cui invoca una rivolta generale contro Israele. Le sirene risuonano in tutto Israele, dal Sud a Tel Aviv. In tutto il Sud di Isreaele gli insediamenti cadono sotto controllo palestinese. Alla fine della giornata sono 21 gli insediamenti che vengono “liberati” e presi sotto controllo da Hamas, numerosi i prigionieri ma tra i miliziani c’è chi si abbandona a atti orribili. Sull’autostrada intere famiglie fuggono: miliziani fanno strage indiscriminata di civili che si opponevano a essere fatti prigionieri e nei villaggi dei coloni. La risposta israeliana non si fa attendere e il giorno dopo una colonna di carri armati si dirige verso Gaza, si alzano i caccia con bombardamenti, ma Hamas minaccia una guerra mondiale: “L'Iran ci ha dato sostegno per l'attacco” e si mette in moto la diplomazia internazionale. Gli Stati Uniti riconoscono il diritto a Israele a difendere i territori occupati, ma temono la reazione dell’asse Russia, Iran, Cina. Netanyahu il capo del governo israeliano: “Sarà una guerra lunga e difficile". (Le foto sono diffuse da Hamas)

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